Archivio storico

Inventario dell’Archivio storico del Comune di Pastena

a cura di Paolo Antonini, Monica Grossi

direzione e coordinamento scientifico: Bruna Colarossi

L’attività di riordinamento e inventariazione dei fondi dell’Archivio comunale di Pastena, finanziato dalla Regione Lazio nell’ambito dell’applicazione della L.R. 30/75 (Piano 1994), è stata disciplinata dalla convenzione stipulata il 17 luglio 1996 tra il Comune di Pastena e i dott. Paolo Antonini e Monica Grossi.Il lavoro è stato effettuato sotto la direzione scientifica della Soprintendenza archivistica per il Lazio, nella persona della dott. Bruna Colarossi.L’impianto logico dell’inventario è stato ideato di comune accordo dai due curatori; in seguito, Monica Grossi ha curato la redazione dell’«Introduzione archivistica» e delle sezioni «Restaurazione» e «Regno d’Italia», mentre Paolo Antonini ha curato l’«Introduzione storica» e la redazione delle sezioni «Repubblica», «Archivi giurisdizionali» e «Archivi assistenziali».

Introduzione Storica

Le prime notizie su Pastena risalgono al IX secolo d.C. allorché Pastena e il suo territorio risultano essere dipendenti dal Ducato di Fondi. Non sappiamo quindi se Pastena prima di questa data fosse già sorta, come villaggio o come castello.
Ancora oggi sopravvivono alcuni tratti delle antiche mura del castrum, demolite in più punti per fare spazio ad abitazioni private: la cinta muraria, che misura circa 650 metri, è costruita in pietra calcarea ed è intercalata da torri tonde e quadrate, alcune delle quali, come si diceva, demolite anche in tempi recenti.
I primi documenti che citano Pastena come castrum risalgono comunque agli anni 1059 e 1072. Nel documento del 1059 infatti il conte di Pico dona all’abate di Montecassino Desiderio la parte a lui spettante della terra del castello di Pastena. Ancora una donazione è l’oggetto del documento del 1072, col quale il duca di Fondi Littifredo dona le terre di Pastena allo stesso monastero di Montecassino.
Sulla reale dipendenza di Pastena da Montecassino sussistono però tuttora parecchi dubbi e incertezze, o almeno non si hanno, al di là dei documenti citati, altre testimonianze che la confermino. Quando nel 1153 ebbe fine il Ducato di Fondi il castello di Pastena fu nuovamente alla mercé di signori locali; nel 1166 alla morte del re Guglielmo I, Riccardo dell’Aquila, già conte di Fondi, nel tentativo di recuperare le sue terre pose l’assedio al castello di Pastena, senza però riuscire a conquistarlo.
Sotto il regno di Federico II di Svevia Pastena non appare direttamente implicata nella lotta tra il re svevo e il papa Gregorio IX. Solo in un caso viene citato il castello di Pastena, allorché, deterioratisi ormai i rapporti tra Federico II e il papato, nel 1241 il re fece erigere sulle rive del fiume Liri una città fortificata chiamata Flagella; Federico ordino che anche alcuni abitanti di Pastena si recassero a popolare la città appena edificata.
Nel 1283 la Contea di Fondi passò nelle mani della potente famiglia dei Castani, il cui dominio ebbe termine solo alla fine del XV secolo. Nel 1497 il re Federico III d’Aragona premiò l’attività di Prospero Colonna contro Carlo VIII concedendogli la Contea di Fondi con tutte le sue pertinenze, tra queste vi era anche il castello di Pastena. Nel 1526 Vespasiano Colonna sposò in seconde nozze Giulia Gonzaga che, alla morte del marito, rimase unica padrona della Conte di Fondi.
Pastena nel 1591 divenne un feudo dei baroni Patriarca, i quali ressero queste terre fino al 1676, dall’inizio del XVIII secolo i nuovi signori furono i marchesi Casali-Del Drago.
Il secolo XVII fu comunque per Pastena particolarmente duro, essa partecipò infatti della generale crisi che colpì tutto il territorio di Fondi; carestie, pestilenze e brigantaggio causarono infatti una drastica riduzione degli abitanti di Pastena. Nel 1660 a Pastena vennero censiti solo 78 fuochi, contro i 183 censiti nel 1630. Il brigantaggio, in particolare, fece sentire pesantemente la sua influenza negativa sul territorio di Pastena. Tra i tanti briganti che operarono in questa zona va ricordato in modo particolare Domenico Colessa detto Papone, capo dei una numerosa e temibile banda sgominata solo verso la metà del secolo.
Per il resto Pastena seguì le sorti del regno di Napoli e nel 1734 passò sotto la corna di Carlo III di Borbone. Pastena e la Terra di Lavoro resteranno quindi sotto il regno borbonico fino al 1860, con la breve parentesi della repubblica del 1799. Quando le truppe francesi al comando del generale Championnet iniziarono la loro marcia su Napoli, all’inizio del 1799, trovarono solo l’opposizione di un brigante, Michele Pezza detto Frà Diavolo di Itri. Dopo aver occupato Fondi i Francesi continuarono la loro penetrazione nel territorio del regno napoletano senza quasi incontrare resistenza. Vi furono però alcuni episodi di insorgenza, uno di questi avvenne proprio a Pastena. Dalle testimonianze storiche sembra che Pastena abbia dovuto subire un primo assalto nel gennaio del 1799 e che poi, non essendo riuscite le truppe francesi ad espugnarla, sia stata sottoposta ad un nuovo assalto il 24 marzo dello stesso anno, assalto che questa volta sarebbe riuscito; come di consueto in questi casi le truppe francesi misero il paese a ferro a fuoco.
Il brigantaggio fu un fenomeno endemico in queste terre a Pastena non ne fu in alcun modo esente. Nei primo decenni del XIX secolo il territorio di Pastena fu teatro di un aspro scontro tra i gendarmi napoletani e le bande di briganti. Nella Gendarmeria del Regno di Napoli si distinse proprio un pastense, il tenente Domenicantonio Conti, che era al comando della gendarmeria di Pico. La situazione si aggravò notevolmente dopo il 1861, allorché tra i nostalgici dei Borboni furono arruolati anche numerosi capibanda.
Nel maggio del 1861 il territorio di Pastena fu presidiato da un reparto militare piemontese; Pastena era stata infatti al centro di u tentativo di reazione contro il nuovo governo piemontese, insieme ad altri centri come Monte S. Biagio, Lesola e S. Giovanni Incarico.
Il territorio di Pastena fu quindi attraversato in questi anni da bande filoborboniche come quella di Chiavone, che in particolare operò in queste terre. Passato il periodo difficile del brigantaggio, verso la fine del secolo Pastena cominciò a tornare alla normalità, anche grazie alla realizzazione di alcuni importanti lavori infrastrutturali, primo fra tutti la costruzione della strada Pastena, Castro, Ceccano. Nel 1880 la strada era già carrozzabile, anche se sarà realmente praticabile per i moderni mezzi di trasporto solo negli anni che precedettero immediatamente il secondo conflitto mondiale. Questa strada poi, insieme all’altra strada che si diramava da Pastena, quella per Civita Farnese, fu gravemente danneggiata dalle truppe tedesche durante la loro ritirata. Lo stesso paese e il territorio circostante subirono, durante le operazioni belliche, gravissimi danni: Pastena infatti, trovandosi proprio sulla linea del fronte di Cassino fu fatta più volte oggetto di bombardamenti aerei da parte degli Alleati, in particolare il 19 marzo del 1944 e il 13 maggio dello stesso anno.
Dopo la liberazione Pastena come tutta la zona circostante dovette fare i conti con la violenza delle truppe coloniali francesi del generale Juin e conobbe il triste fenomeno delle donne “marocchinate”.
Dal punto di vista amministrativo Pastena, che dopo il 1870 era entrata a far parte della Provincia di Roma, Circondario di Frosinone, dal 1923 venne inglobata nella neonata provincia di Frosinone.
Il secondo dopoguerra fu estremamente difficile, il paese era stato in gran parte distrutto dai bombardamenti e molti pastenesi erano stati costretti a emigrare. Tuttavia la vita riprese a scorrere regolarmente dopo pochi anni, nel 1952 fu eletto sindaco il democristiano Domenico Bruno e nel 1956 fu iniziata la realizzazione di opere pubbliche come il restauro dell’edificio scolastico e i lavori di sviluppo della rete idrica e fognaria.
a cura di Paolo Antonini

Introduzione Archivistica

All’inizio del lavori di riordinamento, nel luglio 1996, la documentazione costituente l’archivio era depositata presso un edificio comunale nel centro storico di Pastena, in due piccole stanze, in stato di grande disordine.
La prima fase di intervento ha mirato dunque a identificare il materiale da trattare attraverso un censimento sommario della documentazione conservata, data la coesistenza negli stessi spazi, talvolta anche negli stessi faldoni, di documentazione appartenente alla costituenda Sezione separata d’archivio e di altra molto recente. Successivamente, con l’ausilio di manodopera del Comune,s i è proceduto a una distinzione fisica tra le carte relative all’archivio storico e quelle appartenenti all’archivio di deposito.
La successiva fase di schedatura, compiuta analiticamente sulle singole unità archivistiche, ha permesso la piena conoscenza del materiale e le successive operazioni di accostamento delle schede e di ricostituzione delle serie e delle sottoserie.
Nello stesso periodo, il Comune ha provveduto all’individuazione di un locale idoneo per la conservazione dell’Archivio e al suo conseguente trasferimento.
La Separata sezione dell’archivio comunale consiste attualmente di 1918 unità archivistiche, di tipologie diverse, relative al periodo 1809-1956.
Il riordinamento ha tentato di rispettare il più possibile la naturale sedimentazione della documentazione e ha dato luogo al presente lavoro, realizzato tenendo conto dei criteri proposti per gli archivi storici comunali dalla Soprintendenza archivistica per il Lazio*.
L’inventario della documentazione prodotta dal Comune è articolato in tre partizioni storico-istituzionali: Restaurazione, Regno d’Italia e Repubblica italiana: seguono gli inventari dei fondi prodotti da altri soggetti, i cosiddetti «Archivi aggregati»: gli Archivi giudiziari, gli Archivi assistenziali e il fondo dell’Amministrazione delle Grotte di Pastena.
Il fondo comunale. Il materiale relativo al periodo della Restaurazione (indicato nell’inventario con la sigla PFR) è esiguo e la tipologia documentaria consueta e analoga a quella conservata in altri archivi di comunità appartenenti al Regno di Napoli. C’è da menzionare il notevole stato di disordine in cui versavano le carte, soprattutto quelle costituenti la serie “Carteggio e pratiche amministrative diverse”, disordine dovuto anche alla mancanza di applicazione costante del sistema di classificazione in uso. Laddove possibile, si è ricostituito l’ordine archivistico e fisico classificato anche quello non classificato ma riconducibile, per analogia tematica, alle serie individuate; la sottoserie “Carte sciolte non titolate” è costituita da materiale rinvenuto in faldoni recanti sulla costa il titolo «Miscellanea», che si è provveduto a ordinare cronologicamente.
Resta da evidenziare il corpus degli atti dello Stato civile, che, seppure in pessimo stato di conservazione, integra la serie conservata presso l’ufficio Anagrafe e Stato civile del Comune, sito nella nuova sede comunale. In questo gruppo di registri si distinguono, per una diversa modalità di compilazione, quelli contenenti «Atti diversi dello Stato civile»: si tratta di 12 registri compilati tra il 1842 e il 1859 senza curare la distinzione tra le varie tipologie di atti.
Per quanto riguarda la documentazione della sezione Regno d’Italia (indicata nell’inventario con la sigla RGN) si è riscontrata la consuetudine di conservare fisicamente accorpati tutti gli atti frutto di procedimenti relativi al medesimo argomento, indipendentemente dalla tipologia documentaria: registri, prospetti riassuntivi e carteggio; la disposizione fisica è apparsa tanto rigorosa da indurre all’assoluto rispetto di tale struttura elaborata dall’Ente.
Il carteggio amministrativo è attraversato orizzontalmente dalla cesura operata con il passaggio dal piano di classificazione locale al cosiddetto «titolario modello», disposto dalla Circolare Astengo del 1897*.
Si dà di seguito notizia delle categorie del piano di classificazione locale ricostruite attraverso la documentazione conservata:
Cat. I Esattoria e tesoreria
Tit. IX Leva e truppa
Tit. XII Assistenza e beneficenza
Tit. XIII Patrimonio comunale
Tit. XV Popolazione e anagrafe
Tit. XVIII Stato civile
Tit. XIX Imposte e tasse
I documenti privi di indice di classificazione sono stati ricondotti alle diverse categorie del piano adottato sulla scorta di una totale omogeneità di forma e contenuto con i documenti classificati; la mancanza di indice di classificazione è segnalata nell’inventario dalla sigla [n.t.] che precede il titolo del fascicolo.
Le carte non classificate e non collocabili all’interno delle voci del piano di classificazione conosciute sono state accorpate secondo un criterio tematico e collocate nell’inventario dopo le carte classificate.
Il «titolario modello» fu immediatamente recepito e applicato dal Comune, talvolta intervenendo anche su carte antecedenti il 1897. Per una descrizione più accurata della struttura archivistica del carteggio dal 1897 in poi si rimanda alla nota introduttiva della serie “Carteggio ordinato secondo il titolario modello (1897-1946)” della sezione Regno d’Italia*.
La censura istituzionale costituita dall’avvento della Repubblica (che interessa le carte descritte nella sezione indicata con la sigla REP) segna anche una nuova modalità di organizzazione del carteggio amministrativo, ordinato non più in sottoserie aperte (una per ogni voce del piano di classificazione), ma in nuclei documenti chiusi, il cui criterio organizzativo viene individuato nell’accorpamento della documentazione prodotta nell’arco di ciascun anno*.
Gli Archivi assistenziali. Anche se esigua, la documentazione prodotta dalle istituzioni assistenziali operanti sul territorio comunale prima della istituzione della Congregazione di Carità costituisce, insieme a poche altre carte, il nucleo più antico dell’archivio: dal 1807 risulta attiva la Congregazione del Santissimo Sacramento, che si mantiene in vita fino al 1890 (anno della riforma dell’organizzazione e della gestione amministrativa delle istituzioni pubbliche di beneficenza*), affiancata dal 1852 al 1860 dagli Stabilimenti di beneficenza*.
Tra la documentazione relativa alla Congregazione di Carità (1869-1937, con carte dal 1844) si conserva una raccolta di statuti risalente al periodo della istituzione (1869-1870) e una raccolta di regolamenti del periodo 1890-1905; il carteggio amministrativo reca tracce dell’applicazione di un indice di classificazione (di cui si conserva una copia risalente al 1910*) che non si riflette tuttavia nell’ultimo ordine dato alle carte, di tipo meramente cronologico.
Il passaggio di competenze dalla Congregazione di Carità all’Ente comunale di assistenza è attestato dal «Verbale di trapasso della gestione all’ECA» del 1937*. Il fondo ECA è particolarmente ricco, soprattutto di carte prodotte a partire dagli anni Cinquanta. Trattandosi di un fondo non suscettibile di ulteriori incrementi si è provveduto al riordinamento dell’intero corpus documentario, che abbraccia un arco cronologico compreso tra il 1937 e il 1979, con documentazione dal 1830.
L’amministrazione delle Grotte di Pastena. Nell’aprile del 1926 si concluse l’esplorazione del ramo superiore delle grotte ad opera del Gruppo speleologico romano, cui fece seguito, sin dal 1928, la divulgazione del percorso attraverso la pubblicazione nelle guide del Touring club*; il 29 maggio 1927 fu ufficialmente inaugurata l’apertura delle Grotte al pubblico*; di questo evento e della successiva l’attività di valorizzazione delle grotte restano tracce rilevanti nella documentazione conservata archivio, tuttavia le carte relative sono state gestite nel corso del tempo senza provvedere mai ad una loro sistematica organizzazione: da qui la scelta di descriverle nel presente inventario come una unica serie, costituita da carteggio amministrativo (rendicontazione dei proventi derivati dall’apertura al pubblico e delle spese di manutenzione) e da corrispondenza con i gruppi speleologici e con privati cittadini.

a cura di Monica Grossi

Bibliografia
Atlante storico-politico del Lazio, a cura di S. Bellezza, Roma-Bari, 1996.
Bartolini, C., Il brigantaggio nello Stato Pontificio, Roma 1897.
Bloch, H., Monte Cassino in the Middle Ages, 6 voll., Roma 1986.
Grossi, D., Pastena di Ciociaria, Roma 1994.